COSENZA – Non ha avuto un attimo di esitazione Davide Maxwell. «Quel giorno non erano riusciti a stampare il giornale di un editore – dice – e mi chiesero di fare un rapporto dove ho attestato che la macchina non funzionava. Si può dire che ho stilato un rapporto falso».
L’editore in questione è Alfredo Citrigno, chi doveva stampare è Umberto De Rose e il giornale è “L’Ora della Calabria”, diretto da Luciano Regolo. Maxwell è un tecnico che si occupa del funzionamento delle rotative usate per la carta stampata, fra i suoi clienti c’è lo stabilimento tipografico De Rose che nella notte fra il 18 e il 19 febbraio 2014 non mandò in edicola il quotidiano che in prima pagina riportava la notizia di un’indagine a carico di Andrea Gentile (le accuse poi caddero), figlio del senatore Tonino che stava per diventare sottosegretario del governo Renzi (la sua nomina fu stoppata – ma solo temporaneamente – proprio per il clamore suscitato dall’Oragate).
Le parole del tecnico sono state pronunciate all’interno dell’aula del tribunale di Cosenza dove si celebra il processo che vede De Rose imputato per tentata violenza privata relativamente alla mancata uscita dell’Ora. La gravità delle affermazioni fatte dal tecnico che ha ammesso, senza tentennamento, di aver prodotto un certificato falso per attestare una rottura che in realtà non ci fu, ha portato il giudice Gallo a sospendere l’esame del testimone e rinviare l’udienza al 3 marzo, giorno in cui Maxwell dovrà essere accompagnato da un avvocato.
È bene ricordare poi che, durante le indagini, la Procura aveva disposto una perizia sulla rotativa da cui è emerso che il macchinario era funzionante.
Davanti alla Gallo erano presenti lo stampatore Umberto De Rose (difeso dagli avvocati Franco Sammarco e Marco Amantea), il pubblicoministero Domenico Frascino e Giulio Bruno, avvocato del direttore della testata Luciano Regolo, costituitosi parte civile nel processo. Fu proprio il direttore Regolo a registrare il colloquio fra lo stampatore e Alfredo Citrigno, la famosa telefonata del «cinghiale ferito», in cui De Rose consigliava all’editore di non pubblicare la notizia.
«Una dichiarazione inquietante, quella resa oggi in tribunale da Davide Maxwell, – commenta Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa italiana e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, – che non fa altro che confermare la bontà di quanto dichiarato, da subito, dall’allora direttore del quotidiano, Luciano Regolo, poi confermato dalle prime perizie della procura di Cosenza all’indomani del famigerato “guasto”. Così come, purtroppo, si conferma ancora una volta il condizionamento che certe forze, più e meno occulte, tentano di mettere in atto nei confronti della stampa allo scopo di imbavagliarla o piegarla alle proprie, distorte esigenze». (giornalistitalia.it)
Francesco Cangemi