Pierluigi Roesler Franz
ROMA – Da circa tre anni sto conducendo, assieme ad un’équipe di studiosi e studenti guidata dal noto storico professor Luciano Zani dell’Università “La Sapienza” di Roma – Dipartimento di Scienze Sociali – una complessa ricerca per ricostruire la biografia dei 130 giornalisti (47 in più rispetto a quelli indicati sulla lapide casualmente ritrovata a Roma nel maggio 2011), e Caduti durante la Grande Guerra 1915-1918, in vista di un’imminente ed importante pubblicazione in collaborazione con l’Inpgi, da presentare nella cerimonia di ricollocazione della storica lapide nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, a Montecitorio, o in quella del Senato della Repubblica, a palazzo Madama, nel corso di una pubblica cerimonia alla presenza delle più alte cariche dello Stato.
Ho, però, la necessità di risolvere un rebus che potrebbe avere anche una notevole importanza storica. Difatti, in tutte le principali enciclopedie viene indicato che Umberto Boccioni, universalmente considerato uno dei più celebri pittori futuristi, nonché scultore, scrittore e giornalista (collaborò infatti con “Lacerba”, “Vela Latina”, “Avvenimenti” e con giornali locali di Catania), è nato a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882, alle ore 17.55, in via Cavour 41, in una casa che sarà poi devastata dal terremoto.
Era figlio di Raffaele (usciere di Prefettura costretto a spostarsi lungo il territorio nazionale in base alle esigenze di servizio) e di Cecilia Forlani, entrambi di Morciano di Romagna (allora in provincia di Forlì, oggi in provincia di Rimini).
Boccioni combattè nella Grande Guerra nella zona del Garda come soldato del 29° Reggimento Artiglieria da campagna. Morì tragicamente il 17 agosto 1916 in modo del tutto accidentale, cadendo dalla propria cavalla “Vermiglia”, imbizzarritasi alla vista di un autocarro.
La disgrazia avvenne durante un’esercitazione militare a Sorte-Chievo, frazione di Verona, dove oggi si trova la sua lapide commemorativa, in una stradina immersa nella campagna.
“Vermiglia” per un incontro fortuito con un autocarro ad un passaggio a livello, s’imbizzarrì, scartò, disarcionò Boccioni, che – cavaliere inesperto – batté la testa violentemente contro i sassi della strada, svenne e restò impigliato per ore con il piede sinistro nella staffa.
Lo trovò una contadina che lavorava in un campo, scorse il corpo in grigioverde, inerte, che la cavalla trascinava, accorse e chiamò i familiari (a Verona viveva sua sorella Amelia Boccioni con il marito Guido Callegari). Lo adagiarono sul ciglio della strada. Poi, con un’automobile, lo trasportarono all’Ospedale Militare di Verona. Ma era ormai troppo tardi. Morì all’alba del giorno dopo.
Ma c’é un inatteso colpo di scena: nel 10° volume, a pagina 88, dell’Albo d’Oro dei Caduti della Lombardia nella Grande Guerra, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, stranamente, risulta, invece, che Umberto Boccioni sia nato a Livraga, distretto militare di Lodi, il 19 ottobre 1882.
Ma, poiché Boccioni non può essere nato lo stesso giorno in due luoghi così diversi e distanti tra loro, appare evidente che uno dei due dati sia totalmente sbagliato. Personalmente ritengo che Boccioni non possa essere nato a Livraga, come riportato sulla Gazzetta Ufficiale, ma a Reggio Calabria anche perché, altrimenti, verrebbero smentite l’Enciclopedia Treccani, il Lessico Universale Italiano e l’Enciclopedia dei ragazzi, nonché la bibliografia del volume “Antologia degli scrittori morti in guerra” – a cura di Cesare Padovani a pag. 391 – Vallecchi Editore e decine di pubblicazioni come “Personaggi illustri di Reggio e del Reggino” del bibliotecario Domenico Romeo, che concordemente attribuiscono ad Umberto Boccioni i suoi natali reggini. Peraltro il 50° anniversario della sua nascita fu anche commemorato con un’importante manifestazione a Reggio Calabria (vedere il quotidiano “La Stampa” di Torino del 15 giugno 1933 a pag. 2 e a pag. 4).
Poiché all’Archivio Storico Civico di Milano sono conservati gli atti del Distretto militare di Lodi (secoli XIX e XX), comprendenti ruoli matricolari, rubriche e fogli matricolari, mentre il Centro Documentale Militare di Catanzaro é territorialmente competente sugli iscritti alla leva di Reggio Calabria ai primi del Novecento, dovrebbe essere abbastanza semplice effettuare questo controllo.
https://www.giornalisticalabria.it/2011/05/11/83-giornalisti-eroi-della-“grande-guerra”/
https://www.giornalisticalabria.it/2011/06/24/ecco-chi-erano-gli-83-eroi-del-giornalismo-e-della-patria/
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Headstone_Umberto_Boccioni_Chievo.jpg
http://www.albodorolombardia.it/main/get_soldier/36626
http://www.cadutigrandeguerra.it/Albo_Oro/Archivi/10/88.jpg