Carlo Parisi (Fnsi) chiede a Francesco Dodaro (Finedit) “un esempio di agire positivo” per credere ancora in questa regione

Perché il Quotidiano non reintegra Paola Abenavoli?

Francesco Dodaro

Paola Abenavoli

REGGIO CALABRIA – Con sentenza del 28 marzo scorso la giornalista Paola Abenavoli sarebbe dovuta tornare a lavorare nella Redazione reggina de “Il Quotidiano della Calabria”, dopo quattro anni di forzata assenza dettata da un licenziamento giudicato illegittimo dal Tribunale di Cosenza.
A distanza di nove mesi, però, l’azienda “Finanziaria Editoriale Finedit srl” si ostina a non reintegrarla nel proprio posto di lavoro. E lo fa disattendendo sia la sentenza di primo grado che il rigetto della sospensiva ordinato, nell’udienza del 28 agosto scorso, dalla Corte d’Appello di Catanzaro.
A richiamare l’attenzione sull’ennesima brutta pagina dell’editoria calabrese, è il vicesegretario nazionale Fnsi, Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, che definisce “paradossale per un giornale che, quotidianamente, versa fiumi di inchiostro invocando giustizia, legalità e rispetto delle sentenze, continuare ad ignorare il più elementare dei diritti: quello della dignità del lavoro che un Tribunale della Repubblica ha restituito ad una professionista, seria e competente, messa ingiustamente alla porta, dopo oltre nove anni di lavoro svolto con passione, onestà e sacrificio”.
Come ampiamente riferito il 28 aprile scorso da “Giornalisti Calabria”, il giudice del lavoro del Tribunale Ordinario di Cosenza, Pasquale Maccarrone, ha, infatti, annullato il licenziamento della giornalista ordinando alla “Finanziaria Editoriale Finedit srl” di reintegrarla nella Redazione di Reggio Calabria, con la qualifica di caposervizio a decorrere dal 18 luglio 2007.
Paola Abenavoli, 43 anni, giornalista professionista dal 14 marzo 2002 (pubblicista dal 18 aprile 1998), assunta da “Il Quotidiano della Calabria” il 1° aprile 2000, era stata licenziata il 10 agosto 2009, ma le cose per lei avevano cominciato a mettersi male sin dal 18 ottobre 2007, quando le era stato revocato l’incarico di caposervizio conferitole il 17 aprile 2007.
Sei mesi con la qualifica di caposervizio, regolarmente retribuita con la maggiorazione dello stipendio, improvvisamente cancellata con un colpo di spugna, in barba all’articolo 2103 del Codice Civile che sancisce il diritto all’attribuzione delle mansioni superiori svolte per un periodo superiore a tre mesi.
Il seguito è agli atti del processo: due trasferimenti, prima a Siderno, poi a Crotone, quindi ancora a Siderno, intervallati da contestazioni, impugnazioni e provvedimenti giudiziari. Anni sprecati in un assurdo contenzioso legale.
Il giudice Maccarrone ha ordinato alla Finedit di reintegrare, ai sensi dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, Paola Abenavoli nel posto di lavoro al momento del licenziamento, ovvero nella redazione di Reggio Calabria, condannando l’editore de “Il Quotidiano della Calabria” al “risarcimento del danno subito dal lavoratore, pagando allo stesso una indennità pari alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento a quello della effettiva reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali”, oltre agli interessi legali e di rivalutazione monetaria.
La Finedit è stata, inoltre, condannata al pagamento delle differenze retributive previste dal contratto nazionale di lavoro giornalistico Fieg-Fnsi per la qualifica di caposervizio e non corrisposte dall’azienda, oltre agli interessi legali e di rivalutazione monetaria.
 La società editrice de “Il Quotidiano della Calabria” è stata, infine, condannata a rifondere alla giornalista Paola Abenavoli le spese giudiziali sostenute per difendere il proprio posto di lavoro.
Contestando la sentenza di primo grado, la Finedit ha presentato alla Corte d’Appello di Catanzaro richiesta di sospensiva dell’esecuzione della sentenza emessa dal Tribunale del Lavoro di Cosenza, ma la Sezione Unica Feriale (Fabrizio Cosentino presidente, Maria Teresa Carè consigliere, Vincenzo Di Pede consigliere relatore) l’ha rigettata “considerato che l’ordine contenuto nella sentenza di primo grado di reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro non è assoggettabile a sospensione (Corte di Cassazione Lavoro 3306/1980; Tribunale di Roma 10 luglio 1998); che con riferimento agli altri capi della sentenza impugnata, la sospensione dell’esecuzione delle sentenze di condanna a favore del lavoratore presuppone la circostanza che dall’esecuzione possa derivare «gravissimo danno» al datore di lavoro (art. 431 comma 3 c.p.c.); che, nella specie, la situazione di crisi in cui opera la società appellante non implica comunque che il pagamento del suo debito risarcitorio nei confronti dell’Abenavoli (comma precettata: € 100.863,94) possa pregiudicare lo svolgimento dell’attività imprenditoriale della società medesima”.
“A due giorni dal Natale – osserva Carlo Parisi – Il Quotidiano della Calabria ha una grande occasione: quella di prendere in mano il telefono e chiamare Paola facendola rientrare in Redazione. Un gesto semplice, quello della telefonata, cui finanche Papa Francesco ci ha ormai abituato. Un gesto piccolo, ma nel contempo grande, perché darebbe sostanza all’apprezzato intervento con cui il presidente di Finedit, Francesco Dodaro, il 25 ottobre scorso a Reggio Calabria, in occasione della Conferenza regionale sulla Comunicazione, ha «orgogliosamente rivendicato» la sua «appartenenza a questa regione, alla terra del Sud», ricordando di svolgere la sua «missione di imprenditore» da 31 anni, da quando ha perso tragicamente il padre, con l’impegno di «valorizzare le tante risorse umane e professionali che, lontane dalla Calabria rappresentano l’eccellenza, ma in questa regione sono, invece, mortificate».
“Francesco Dodaro – ricorda il vicesegretario della Fnsi – in quella occasione ha, tra l’altro, sottolineato anche l’importanza, per la nostra regione, di valorizzare gli «esempi di agire positivo». Oggi – conclude Carlo Parisi – è da Francesco Dodaro che ci attendiamo un «esempio di agire positivo»: reintegri nel proprio posto di lavoro la giornalista Paola Abenavoli che, dopo nove anni di onesto lavoro, si è vista mettere alla porta con motivazioni giudicate «infondate» dal Tribunale di Cosenza. Già, il tribunale. Quello a cui Paola ha dovuto ricorrere per credere ancora che questa regione può essere terra di lavoro e di giustizia”. https://www.giornalisticalabria.it/2013/04/28/licenziamento-illegittimo-condannato-il-quotidiano/

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