ROMA – “Ridurre il fondo a 40-50 milioni significa elargire mance e tenere sotto bavaglio l’informazione, cosa che sta già succedendo. Non possiamo accettare la logica dei tagli lineari, il fondo va ripristinato e dato a chi ne ha bisogno”.
Lo ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi, in una conferenza stampa convocata al Senato dal Comitato per la Libertà e per il diritto all’Informazione, alla Cultura e allo Spettacolo per denunciare i tagli al fondo dell’editoria.
Siddi ha fatto “appello a tutti i parlamentari e al Capo dello Stato perché si attivino per la tutela del pluralismo” e ha annunciato “un’iniziativa permanente della Fnsi e analoghe iniziative in tutte le città interessate dalle realtà colpite per difendere la libertà e informare i cittadini”.
“Il fondo nasce per sostenere il pluralismo – ha proseguito Siddi -. Bisogna fare pulizia, evitare finanziamenti a ‘L’Avanti’, ai giornali di Ciarrapico o anche al ‘Giornale di Toscana’. Ma così 100 testate chiudono e si spengono le voci della minoranza con scelte fintamente tecniche. Ciò non può essere accettato e sono contento che la Fieg, in un recente incontro, abbia chiarito che il suo obiettivo non è la chiusura del fondo, che non si vuole la morte dei giornali, ma una revisione del sistema, che riveda soprattutto i finanziamenti ai giornali di partito. Noi abbiamo già avanzato proposte come l’eliminazione dell’Iva agevolato sui prodotti non editoriali in edicola, un prelievo sui ricavi pubblicitari della tv tra l’1 e il 2%”.
“Anche per le convenzioni con le agenzie di stampa sta succedendo qualcosa di simile – ha aggiunto il segretario della Fnsi -. C’é una spinta forte perché le agenzie si accorpino, perché si ritiene che nove siano troppe, ma si tratta di scelte industriali. Si è poi introdotto il concetto del fabbisogno della pubblica amministrazione, uno stratagemma secondo cui le amministrazioni sostengono che la fornitura di notizie è superiore al necessario e che sono sufficienti i siti on line e i notiziari interni, e così chiudono le convenzioni”. (Ansa)