Il Governatore della Banca d’Italia e la stabilizzazione dei precari, via maestra per rilanciare l’editoria

Fnsi: “La politica ascolti il richiamo di Draghi”

Franco Siddi

Mario Draghi

ROMA – “Vale pienamente anche per il mondo dell’editoria il richiamo del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi”. Lo afferma il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, commentando la Lectio magistralis tenuta dal Governatore di Bankitalia, ad Ancona, nella Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche “Giorgio Fuà”. “Senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari – ha detto, infatti, Draghi – si indebolisce l’accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità”. Secondo il Governatore della Banca d’Italia, infatti, “l’Italia soffre da anni di una incapacità di crescere a tassi sostenuti e di un deludente andamento della produttività”.
Secondo le stime del Fmi la quota dell’area dell’Euro nel pil mondiale, pari al 18% nel 2000, a parità di potere d’acquisto, scenderà al 13% nel 2015, mentre quello dei paesi emergenti asiatici raddoppierà dal 15 al 29% per l’aumento del pil per abitante per il mutamento radicale degli equilibri economici mondiali. “La nostra economia – ha detto Draghi – ne risentirà più di altre dato che manifesta da anni una incapacità a crescere a tassi sostenuti. L’ultima recessione ha fatto diminuire il pil italiano di quasi 7 punti.
  Abbiamo subito un’evidente perdita di competitività rispetto ai principali partner europei. Tra il 1998 e il 2008 il costo del lavoro per unità di prodotto nel settore privato è aumentato del 24% in Italia, del 15% in Francia, è addirittura diminuito in Germania. Per comprendere le difficoltà di crescita dell’Italia – secondo il governatore della Banca d’Italia – dobbiamo interrogarci sulle cause del deludente andamento della produttività. I fattori sono molteplici, marcati e persistenti dualismi nella dimensione dell’impresa, nel mercato del lavoro. La dimensione media delle imprese italiane rimane ridotta nel confronto internazionale”.
Draghi ha aggiunto che “nel mercato del lavoro il dualismo si è accentuato.
 Rimane diffusa l’occupazione irregolare stimata dall’Istat in circa il 12% del totale delle unità di lavoro. Le riforme attuate, diffondono l’uso di contratti a termine, hanno incoraggiato l’impiego del lavoro portando ad aumentare l’occupazione negli anni precedenti la crisi. Si aggiunge un problema di concorrenza nei servizi. La crescita del prodotto per abitante in Italia si va riducendo da tre decenni: siamo passati da un aumento annuo del 3,4% negli anni ‘70 a uno del 2,5% negli anni ‘80, dell’1,4% negli anni ‘90, la stasi dell’ultimo decennio. Ciò è un problema del paese. Infine – ha concluso Draghi – da un lato siamo sollecitati ad adottare una visione ampia di benessere, non limitata alla produzione di beni e servizi, ma estesa alla qualità della vita. Dall’altro, non possiamo trascurare l’importanza centrale delle condizioni oggettive, materiali di vita: la disponibilità di beni, l’accesso ai servizi. La difficoltà dell’economia italiana di crescere e di creare reddito non deve smettere di preoccuparci.
 Dobbiamo tornare a ragionare sulle scelte strategiche collettive, con una visione lunga. Cultura, conoscenza, spirito innovativo sono i volani che proiettano nel futuro. La sfida è creare un ambiente istituzionale e normativo, un contesto civile, che coltivino quei valori, al tempo stesso rafforzando la coesione sociale”.
Il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, a tal proposito, sottolinea che “l’informazione italiana ha conosciuto in questi anni una autentica esplosione dello sfruttamento ai danni di giornaliste e giornalisti, con compensi indecorosamente bassi e una sfrenata fantasia da parte imprenditoriale nell’escogitare forme di rapporto che indebolissero le garanzie per i collaboratori”.
La Fnsi chiede, quindi, che dalle parole di Draghi tragga le necessarie conseguenze la politica, per individuare tutele legislative ormai non rinviabili. Ma anche gli editori italiani non possono fingere più di non vedere: quando il Governatore ricorda che senza il giusto riconoscimento al lavoro dei precari “si indebolisce l’accumulazione di capitale umano specifico”, sta citando uno dei fattori di crisi qualitativa anche delle aziende giornalistiche. Se l’editoria italiana vuole ripartire, il superamento pur graduale del precariato è una delle vie da imboccare”.

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